Biglietti da visita

Stamattina, quando mi sono svegliata, bevendo il cappuccino, il mio sguardo si è soffermato sulla lavagnetta magnetica che raccoglie tutte le calamite dei nostri viaggi. La mia attenzione si è soffermata su quella di Cremona…uno degli ultimi giretti domenicali, prima di Crema (di cui vi parlerò in un prossimo articolo). Mi sono tornate alla memoria tutte le sensazioni di quel viaggio. Era un periodo di grande agitazione per me, dovuta all’attesa della convocazione da scuola che non arrivava mai. Non sapevo se di lì all’indomani la mia vita sarebbe stata stravolta o se l’agonia era solo rimandata.

Ricordo, però, che c’era un generale clima di fiducia, lo si vedeva dai volti della gente che incrociavamo per le vie: visitatori, o semplici cittadini, curiosi ma ordinati e responsabili, con mascherina e distanziamento. C’erano strade che tornavano a vivere, vetrine di negozi che – nonostante la giornata festiva, o forse proprio per quello – tiravano su le proprie serrande e, timide, tornavano ad esporre i propri prodotti, con affetto, verso chi ritornava in quel posto dopo mesi, riverenza, quasi a ringraziare quanti scegliessero proprio loro per tornare a fare acquisti, ed attenzione maniacale alla sicurezza, più che per paura del protocollo, per tutelare il visitatore. Perché a Cremona sanno cosa è stato il covid, sanno bene cosa significa essere la città più colpita da una tale tragedia, ma sanno anche che bisogna tornare a lavoro, per ridare dignità anche a quanto è stato perso.

In una giornata tipica di fine settembre, dal toni e colori caldi, questo è il primo ricordo che affiora nella mia mente: una città viva, che pullula di timide ma vibranti iniziative… cosa che ora, putroppo, non si vede più: la malinconia è tanta, la voglia di vedere la luce in fondo al tunnel anche, il bisogno di ripartire immenso.

Ma questo non voleva essere un articolo politico, quindi andrò ora a scrivere il mio diario di viaggio “modalità passato”, con l’ansia e la fiducia di tornare a vedere posti nuovi. 

Appena arrivati a Cremona, rimango colpita dai colori intorno a me: cotto sui muri, cotto sui pavimenti e ancora cotto sui tetti. Inizi a dubitare di non trovarmi quasi più in Lombardia! La vicinanza all’Emilia Romagna è tanta e fa di questa terra quasi una zona di confine in cui si uniscono, completano e compensano alla perfezione diverse nature. Ovviamente, neanche scesa dalla macchina metto mano al telefono e inizio a scattare: dal parcheggio alla prima piazza che troviamo scatto già una decina di foto. 

I palazzi che incontro mi parlano di tempi e stili andati, ma hanno tanta storia, tanta vita da raccontare, al punto che – come spesso mi succede – la mia mente inizia a viaggiare indietro nel tempo.

Ci incamminiamo e, davanti a me, vedo dei palazzi dallo stile inconfondibile: hanno balconi ed infissi particolarissimi, che io non ho mai visto! Alcuni mi sembrano disegnare due baffi, altri delle cornicette come quelle che si facevano sulla prima pagina del quaderno e, ancora una volta, immagino come sarebbe stato affacciarsi da lì ogni mattina, ai tempi di Stradivari magari, e godere di quel clima culturale e musicale.

Quel viale, la piazza, ogni angolo della città ci tengono a ricordare, infatti, il loro cittadino più illustre con statue, busti e palazzi a lui intitolati.

Stradivari, infatti, è nato e vissuto a Cremona, e lì ha svolto egregiamente il suo lavoro di liutaio e costruttore di strumenti a corde di straordinaria fattura come violini, viole, violoncelli, chitarre, arpe.

Quel viale così bello è niente in confronto alla piazza che si apre davanti a noi, alle spalle del Comune, in cui è ospitata una deliziosa fiera di prodotti tipici di varie regioni italiane, di cui – ovviamente – facciamo incetta.

E qui, signori, mi succede una cosa mai accaduta prima: svoltato l’angolo della piazza, quella che si mostra davanti a me è una visione unica, straordinaria, tanto da lasciarmi senza fiato. Ancora oggi non so bene cosa sia accaduto, so solo che avevo i brividi nello scorgere – da quella visuale seminascosta – ergersi in tutta la sua maestosità il duomo di Cremona. 

La Cattedrale di Santa Maria Assunta risale ai primi dell’anno 1000, come dimostra la sua impostazione strutturale, per poi essere stata terminata solo nel 1500 circa. Essa presenta una facciata con un doppio ordine di loggette, un rosone centrale e un coronamento rinascimentale; sotto il rosone, è di forte impatto la loggetta a tre arcate con all’interno le statue di Sant’Imerio, la Vergine Maria e Sant’Omobono.

A rendere ancora più maestoso il tutto, una loggia rinascimentale la collega al Torrazzo, sede anche del Museo Verticale dedicato alla misurazione del tempo. Edificato tra il 1267 e il 1305, con i suoi 112 metri di altezza è la più alta torre campanaria in muratura d’Europa. Sulla sua facciata principale c’è uno degli orologi astronomici più grandi del mondo: costruito da cremonesi, ha raffigurati i dodici segni dello zodiaco. 

Completano la piazza la Loggia dei Militi e il Battistero, anch’esso risalente all’anno 1000, che riprende la tipica pianta ottagonale, richiamo simbolico al battesimo, e presenta un interno medievale con requisiti romanici e precorrimenti gotici.

Di fronte alla Cattedrale, scorgiamo il Palazzo Comunale che si riempie di vita grazie ad un concerto, organizzato nel giardino lì dinanzi, di maestri liutai.

Dopo esserci riempiti gli occhi di tale spettacolo, arriva – giustamente – il momento di riempirsi anche la pancia! Ed è allora che scorgiamo il “Ristorante pizzeria Duomo”, proprio nei pressi della Cattedrale, che espone all’ingresso il menu delle specialità della casa. Inutile dire che la nostra scelta cade sui tortelli di zucca, un piatto forse più vicino all’indole emiliana di Cremona, che a quella lombarda. Un piatto classico, ma versatile, tanto che lo mangiamo sia nella sua versione al burro fuso che con ragù. In entrambi i casi, il gusto del cuore di zucca con la sfoglia sottile è unico.

Per il dolce, decidiamo di andare sul classico, il torrone – dolce tipico di Cremona, che dà i natali ad una delle industrie più importanti del nostro Paese e di tutto il mondo: la Sperlari. Tuttavia, scegliamo di andare noi stessi a farne scorta, per noi ed i nostri cari, e così – rifacendo il giro gl centro al contrario – ci imbattiamo in nuovi angoli molto caratteristici della città.

Per esempio, rapisce la mia attenzione il Chiostro di un convento nei pressi della Cattedrale, molto raffinato e – immagino – con tante storie da raccontare. Ne approfittiamo poi, per visitare il maestoso interno della Cattedrale, in cui spicca il cinquecentesco ciclo d’affreschi sulla vita della Vergine Maria e di Gesù.

Ripercorrendo ancora la piazza che tanto mi è piaciuta, arriviamo in una curiosissima bottega che vende di tutto! Sono questi i miei posti preferiti! Decidiamo allora di entrarci, ed ecco che dinanzi a noi si manifesta un mondo: infinite varietà di torroni, morbidi croccanti alle mandorle alle nocciole ai frutti ai canditi – DI OGNI TIPO – sono in esposizione con tanto di descrizione finemente dettagliata. Il tutto è offerto su tavoli ricchi di manoscritti antichi e modellini di antichi violini ed archi raffinati, chiaro omaggio al maestro Stradivari. Nello stesso negozietto, acquistiamo poi anche quanto di più caro possa esserci per i nostri ricordi: cartoline, calamite e libricini della storia della città. 

Dopo aver preso un ultimo caffè ed aver mangiato un ultimo torroncino seduti nel “Bar ai Portici”, con la splendida visuale del duomo di fronte a noi, è il momento di tornare a casa, facendo l’occhiolino a quel palazzo con gli infissi a forma di baffi, dicendogli “è solo un arrivederci, ci vediamo presto!”.

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