All’interno della suggestiva cornice del Teatro sociale di Palazzolo sull’Oglio, giorni fa ho avuto il piacere di intervistare Francesca Fabbrini, direttrice amministrativa e cofondatrice della compagnia teatrale “Filo di Rame”.

Ad essere circondata dalla bellezza, dal pregio e dal fascino storico di questo teatro nato nel 1870 è Francesca, che si collega con me via zoom. 

Purtroppo, a causa del protocollo anti-covid non è possibile, infatti, invitare gente esterna ai componenti della Compagnia all’interno del Teatro. Ancora una volta, il covid entra a fare capolino nella vita e nelle professioni di tutti noi. Nostalgicamente penso alle tante interviste fatte in teatro, in quell’odore di arte polvere e storia, tra poltroncine di velluto rosso, stucchi, palchi in legno e soffitti affrescati. Ma mi dico che torneranno quei tempi, eccome se torneranno.

Di questa chiusura forzata, tuttavia, Francesca e tutti i membri della Compagnia, hanno fatto tesoro e bagaglio, sperimentando nuovi metodi per far varcare la soglia del Teatro ai propri spettatori, se non di persona, almeno virtualmente. 

Che bello, Francesca, vederti tra quelle poltroncine rosse! Sei nella tua seconda casa, il Teatro: da quando “abiti” qui?

È dal 2014 che il Teatro sociale di Palazzolo è diventato la nostra casa artistica. A fondare la compagnia, inizialmente, eravamo solo in tre: io, Marco Pedrazzetti (attore, autore e regista) e Mario Pontoglio (tecnico, musicista e cantante). La compagnia si è poi man mano allargata, ed ora siamo in sei.

Come siete sbarcati in quel di Palazzolo?

Abbiamo partecipato ad un bando pubblicato dal Comune di Palazzolo per una stagione teatrale, ma noi abbiamo voluto strafare: abbiamo presentato un progetto che non prevedeva solo la realizzazione di una stagione, ma che riformulava del tutto l’idea di Teatro, rendendola una “casa delle Arti”. Al suo interno, infatti, oltre che produrre spettacoli, abbiamo istituito una Scuola di Arti performative. Ed è stato questo il nostro punto di forza, che ci ha portato ad aggiudicarci la vittoria.

 “Compagnia Filo di Rame” sta anche per “Scuola d’Arti” quindi: quali sono i vostri corsi?

Abbiamo una scuola di teatro, seguita da Marco Pedrazzetti, per bambini, ragazzi ed adulti. E’ il nostro orgoglio, perché partita da soli trenta allievi, oggi arriva a toccare i duecento partecipanti, dai 4 ai 75 anni d’età.

Organizziamo corsi di danza acrobatica per bambini e adolescenti, a cura di Martina Pilenga.

E poi Tecnologie teatrali con Mario Pontoglio, Dizione con Marco Pedrazzetti e Organizzazione di eventi teatrali con la sottoscritta, Francesca Fabbrini.

Collaborate anche con le scuole?

Sì, assolutamente, tra corsi di teatro e opportunità di scuola-lavoro, siamo molto a contatto con i ragazzi, in modo particolare con gli alunni delle scuole di Istruzione Superiore di Palazzolo, “Marzoli” e “Falcone”. È proprio in quest’età che si forma il carattere e nascono le passioni di tanti futuri uomini e donne che un giorno, magari, lavoreranno essi stessi a teatro. 

Come ogni scuola quindi ora siete in DaD. E’ stato così anche a marzo scorso? Come riuscite ad insegnare come calcare un palco a distanza?

Con la scuola non ci siamo mai fermati. I corsi al momento si sono spostati online, su Zoom, con un maestro in diretta dal teatro. Questo, fortunatamente, permette ai nostri alunni di sentirsi più o meno “a casa”, e a noi – che proiettiamo lo schermo su un maxi telo – di vederli quasi a grandezza naturale.

È da qui che è nata la vostra idea di trasferire online la vostra stagione teatrale?

Sì, esatto. Noi abbiamo fatto il nostro ultimo spettacolo dal vivo lo scorso Agosto. Successivamente eravamo pronti a partire con la nostra stagione ad Halloween, spettacolo per il quale avevamo tre repliche già piene, a dimostrazione di quanto il teatro manchi agli italiani.

A causa delle ulteriori restrizioni, però, ci siamo trovati di fronte all’impossibilità di fare lo spettacolo, perlomeno dal vivo. E così non ci abbiamo pensato su due volte e, in un solo giorno, abbiamo rimodellato lo spettacolo per il web. 

Successivamente abbiamo voluto lavorare affinché anche il resto della stagione si spostasse sul web. Il lavoro che c’è dietro è immane! Cerchiamo costantemente nuovi linguaggi per far sentire la gente come a teatro, studiamo nuovi protocolli e nuove tecnologie per accattivare lo spettatore e farlo divertire, anche dal divano di casa. E ad oggi questa idea si è rivelata geniale. 

Certo, lo spettacolo dal vivo è tutt’altra cosa, però il web, al momento, è sempre meglio di niente. E poi non volevamo che si ripetesse la stessa situazione dell’anno scorso, volevamo comunque continuare ad accompagnare i nostri spettatori.

L’anno scorso questo non è stato possibile, vero? Come si è conclusa quella stagione?

L’anno scorso ci siamo bloccati con la stagione a Febbraio e non abbiamo più ripreso. Il nostro pubblico però non ha mai smesso di seguirci e dimostrarci il suo affetto, anche con piccoli gesti. Agli abbonati è stata data la possibilità di ricevere un voucher che consentisse loro di non perdere il proprio abbonamento, sfruttandolo l’anno dopo. Noi abbiamo lanciato una campagna di raccolta fondi intitolata “Dona il tuo voucher” e devo dire che, con nostra grande sorpresa ed emozione, abbiamo constatato che il nostro appello è stato accolto dal 98% dei nostri abbonati.

Francesca, ci stiamo avvicinando alla fine della nostra chiacchierata… cosa ti manca del teatro di prima e di cosa hai paura di quello che ti troverai all’apertura?

Mi manca sicuramente il rapporto con il pubblico, soprattutto perché la prerogativa degli spettacoli della nostra Compagnia è coinvolgere gli spettatori, scendere dal palco per andare tra questi, farli parlare e commentare con noi… Questo, a distanza, è possibile solo in parte.

La mia paura ora è dovuta a questa instabilità e all’impossibilità di organizzare e realizzare nuovi progetti e nuove idee. La stessa stagione teatrale si organizza da un anno a un altro, ma con questa situazione è molto difficile per noi e per chi collabora con noi sbilanciarsi troppo. Tuttavia, mi sento di ringraziare il Comune di Palazzolo, che non ci ha mai lasciati soli. Anzi, siamo già a lavoro per nuove date e per celebrare i 150 anni del teatro (1870-2020), cosa che l’anno scorso non abbiamo potuto fare.

Prima di chiudere, Francesca, mi racconti come è nata l’idea del nome “Filo di Rame” per la vostra compagnia? 

Io e la mia Compagnia crediamo che tutti siamo legati da un filo rosso, che unisce idee, persone, relazioni. Il rame poi è un elemento che ci piace molto, perché materiale povero che, tuttavia, porta energia e positività a catena. Proprio quello che ci impegniamo a fare noi.