La prima impressione che ho nutrito per la protagonista della mia intervista è stata una grande ammirazione.

Di lei ho ammirato la sua “straordinaria normalità”: una lavoratrice, una studentessa universitaria, una moglie, una mamma e – con questo – tutto quello che ne segue, quindi cuoca, lavandaia, tassista, assistente sportiva, aiuto compiti, intrattenitrice.

Mi direte: e cosa c’è di straordinario in questo? Nulla… E tutto!

Questa intervista, che spero sia la prima di una lunga serie, è una vera e propria ode alla normalità… Straordinaria però! Perché non è facile conciliare tutto, perché non è facile – senza aiuti – rimettersi a studiare a 40 anni, con una situazione familiare e lavorativa già avviata.

Servono coraggio e motivazione. Ed è proprio questa che ha spinto la mia protagonista – che definirò la mia donna “Straordinariamente normale” – a ritornare sui suoi obiettivi e desideri e fare di tutto per realizzarli. Con forza d’animo, forza fisica e tante tante privazioni e tanti tanti sacrifici.

Capita di guardarsi allo specchio e non riconoscersi: a causa dello sforzo, delle sveglie all’alba, della stanchezza… ma si va avanti.
Quando punti alla meta, non importa quante curve, quanti fossi o quante deviazioni dovrai affrontare nel tuo cammino, ciò che conta ce l’hai do fronte: il tuo obiettivo.

Chi o cosa ti ha dato la voglia e la forza di rimetterti a studiare?

Me stessa, fare qualcosa per me stessa, completare un mio obiettivo che avevo accantonato e dimostrarmi in grado a 40 anni ( li compirò il 23 settembre) che non sono meno di nessuno che sono ancora nel pieno della mia vita. Lavorativamente parlando invece sarà per me un grande traguardo. Questo enfatizzare i giovani e il loro potenziale è giusto ( lo condivido), ma a 40 o 50 o70 anni non si è da meno… magari si è meno veloci ma spesso più efficaci, più saggi e più combattivi. Rappresentare una donna, moglie, madre, lavoratrice studentessa è per me un grande orgoglio femminile, ne vado fiera ed incoraggio qualsiasi sfida le altre coetanee abbiano intenzione di intraprendere. 

Come riesci a conciliare famiglia, lavoro e studio?

E’ davvero dura. Ho dovuto rinunciare a molto, ora sto scrivendo e mio marito e mio figlio ( 7 anni tra una settimana) sono andati a sciare, oggi giornata di sole stupenda, ma ho di fronte a me due libri da 300 pagine cadauno di cui uno interamente in Inglese che mi aspettano ( Macroeconomia).

Ho rinunciato ad una parte di me stessa, non ho aiuti esterni, per cui non faccio più sport ( e sono ingrassata) non ho tempo di andare per negozi per me stessa per cui acquisto on line quello che mi serve ( ho perso la spensieratezza di passeggiare guardando le vetrine). Sotto sessione esame invernale nei mesi di gennaio e febbraio mi alzavo a giorni alterni alle 4.00 per studiare fino alle 6.30 ora che sveglio il bimbo per scuola, poi il lavoro, gli impegni di tutti i giorni e la casa; studio ovunque in pausa pranzo ( 30 minuti ), mentre attendo fuori scuola l’uscita di mio figlio, mentre preparo cena ho gli auricolari per sentire lezione ( se avete piacere vi spiego come funziona per una lavoratrice fuori provincia la gestione delle lezioni universitarie), tutte le sere alle 20.00 studio e se reggo arrivo fino alle 23.00.

I fine settimana studio, mi concedo libero il sabato sera per stare con la mia famiglia oppure uscire a cena e vedere amici e amiche ( al parco non mi avvicinano perché sanno che sto studiando per cui anche le relazioni sociali sono inesistenti e questo impatta molto a livello psicologico). Se andiamo fuori per il fine settimana io studio comunque (in spiaggia, in montagna su una panchina, al parco).

La cosa che pesa di più è la stanchezza fisica e mentale: spesso mi accorgo di avere un aspetto trasandato o che le occhiaie sono molto marcate e non mi piaccio, ma ricordo a me stessa dove devo arrivare e mi ripeto che i kg in più li perderò, tornerò a dormire, tonerò in piscina e a correre, tornerò a passeggiare per negozi, tornerò al parco a giocare con mio figlio a basket o a chiacchierare per ore con le amiche, e lo farò con il mio obbiettivo appeso alla parete della stanza studio di casa, è solo un momento.

Cosa volevi fare da piccola?

La poliziotta, ma come molti bambini non avevo le idee molto chiare. In prima superiore ho avuto l’immensa fortuna di avere un professore di Ragioneria e una professoressa di Diritto che mi hanno trasmesso la loro passione per due materie che sono quelle in cui oggi sono più preparata, così nel secondo quadrimestre della prima superiore avevo deciso che avrei fatto Economia all’Università.

Come vedi il tuo futuro?

La vita non è stata molto clemente con me, e il mio futuro lo vedo in serenità. Non lo dico come frase di circostanza, non sono il tipo di persona, ma lo dico con molta convinzione. Se invece parlo di futuro lavorativo, amo il mio lavoro ( sono responsabile amministrativo contabile finanziario) ma se dovessi puntare alto vorrei prima lavorare come revisore e poi concludere come CFO in un’azienda alimentare ( non so il motivo per cui fin dal primo anno di università mi sono fissata di voler lavorare in un’azienda di produzione alimentare, penso mi affascini la trasformazione e produzione ).

Sei soddisfatta della donna che sei ora?

Sì, ma non abbastanza. Ho ancora molto da lavorare su me stessa, da imparare e da sbagliare ma complessivamente sono soddisfatta della donna che sono, amo il mio “brutto” carattere, il mio saper combattere e il mio non essere per nulla politica ( non cambio opinione per compiacere le altre persone, condivido metto in discussione i miei pensieri, cambio opinioni solo se trovo una ragione a farlo ma non lo farò mai per compiacere gli altri). Amo di me le mie fragilità, il mio piangere per un fallimento e successivamente riprovarci, amo le mie debolezze.

Hai un bambino di 7 anni. Cosa gli auguri? Cosa speri che metta in pratica dei tuoi insegnamenti?

Auguro a mio figlio una vita normale, non è così banale in questa epoca; gli auguro la salute, la serenità di alzarsi al mattino e poter vivere la giornata facile o difficile che sia, gli auguro di circondarsi di persone genuine, sincere e semplici; gli auguro di viaggiare, leggere e migliorare sempre se stesso perché è la base per vivere appieno tutto questo mondo e di capirlo davvero.

Dei miei insegnamenti spero metta in pratica il rispetto per se stesso per le persone che lo circondano; che la famiglia è tutto; che nella vita si deve sempre essere pronto a combattere per qualcosa in cui credi; che non è mai troppo tardi per raggiungere un obbiettivo; che gli obiettivi facili non portano a nulla ma con il sacrificio si raggiungono gli obiettivi giusti; che il fallimento non deve essere motivo di vergona o di abbandono ma un motivo per capire dove si è sbagliato per poterci riprovare; che un voto o una laurea non farà di lui un uomo migliore se non ci crede lui in quello che vuole essere; che le persone non si giudicano per come appaiono ma per quello che non fanno. Penso sia la parte più difficile della mia vita perché sono principi nei quali spesso anche io mi sono persa.

In che modo tuo marito ti sostiene in questo percorso di studi e di vita?

Mio marito è la mia colonna portante, senza di lui non sarei arrivata fino a qui. Nei suoi silenzi, nei suoi consigli che metà delle volte mi ostino a non seguire per poi ritrovarmi a farlo, mi ha sempre aiutata a vedere le cose in modo razionale.

Non interferisce nel mio studio, non mi chiede che esami sto preparando, raramente mi chiede a che punto sono; questo suo non interferire mi rende più autonoma nella gestione e in modo indiretto mi responsabilizza nei suoi confronti e in quelli di mio figlio, sono loro due che stanno pagando il prezzo di una mia scelta.

Mio marito interviene in modo silenzioso, il fine settimana segue per la maggior parte del tempo lui il bimbo e la casa, questo mi permette di studiare ma lui non lo dice: lo fa in modo naturale. Lui ha sempre condiviso il pensiero che questa Laurea sia per me un riscatto di vita, un obiettivo mancato non tanto per mia scelta ma per vicissitudini; quando gli ho detto che avrei ripreso gli studi mi ha subito appoggiato. Sotto sessione esami è molto paziente, tra la mia tensione da esame, la mia assenza lui ha sempre pazienza e parole incoraggianti. Direi che sono stata molto fortunata, considerando che in settimana lui passa giorni fuori casa per lavoro, mi sta supportando e sopportando molto.

Quanto è importante l’appoggio della famiglia e di una persona cara per conseguire i propri obiettivi?

E’ importante ma non sufficiente e non deve essere sempre così. Ho notato che l’appoggio è importante come motivazione ma non è sufficiente per raggiungere l’obbiettivo, inoltre non deve essere motivo fondamentale perché se mai venisse a mancare tale appoggio il rischio di lasciare andare l’obiettivo è molto alto.

Penso che il focus debba essere su noi stessi, noi unico motivo per cui dobbiamo raggiungere l’obbiettivo, l’appoggio della famiglia e di una persona cara deve essere un accompagnarci più sereni alla meta. Diversamente la penso per i bambini, perché ho vissuto in una non-famiglia ed ora mi ritrovo da madre a far vivere e mio figlio il contrario; per i bambini l’appoggio della famiglia e delle persone care è di fondamentale importanza per diventare adulti.