
Ormai l’Archivio di Instagram è diventato un po’ il nostro album dei ricordi, con in più il beneficio di poter sapere esattamente in quella stessa giornata cosa facevamo, dove eravamo e con chi, esattamente 1, 2, 3 anni fa.
Stamattina quando ho aperto l’archivio ho fatto un salto indietro nel tempo: non anni addietro, semplicemente allo scorso anno, a 366 giorni fa! Oltre a ciò ho fatto anche un balzo sulla sedia: come è possibile che le cose siano cambiate tanto da un momento all’altro? Quando è successo? Quando torneremo alla normalità?
Guardo le storie scorrere e vedo tutte quelle cose che ci sono state sottratte, che ci sembravano così banali: video di posti nuovi ripresi da un finestrino, mucchi di gente – assembramenti diremmo ora – in coda per un classico panino sulle piste, tavolate di amici di sei, dieci persone che si passano bibite, stuzzichini, cocktails di aperitivi.

Nel riflettere su questo, mi accorgo quanto mi manchi vedere posti nuovi e con la mente torno a rivisitarli con occhi nuovi, con voi, qui, sul blog.
Quando ho fatto il grande salto, il mio trasferimento dal Sud al Nord per motivi di lavoro prima, e poi di cuore ♥️, ho scoperto di essere innamorata della montagna. Già la Valcamonica, sede dei miei primi anni di insegnamento, mi era entrata nel cuore, per la sua aria sublime, i suoi infiniti spazi verdi e le sue vette innevate. Contate che quella sensazione provata al mio arrivo tra i monti lombardi è stata solo lo 0,001 % di quella provata quando ho conosciuto per la prima volta le Dolomiti.
La meraviglia del Trentino la vedi già quando passi il confine: strade immense, alberghi e casette dei sogni, fiori e dipinti su ogni facciata. Immaginate il mio entusiasmo per ben due ore di viaggio quale possa essere stato – Lollo lo sa: fotografavo ogni cosa che mi capitasse davanti. 😂
Arrivati a Madonna di Campiglio, la mia attenzione è stata immediatamente colpita dai rilievi perfetti, precisi, che sembrava fossero stati disegnati col pennello da qualcuno. Tutta questa sensazione è perdurata circa un’ora, dato che non ho detto niente se non “wow che bello”, “è meraviglioso”, “che spettacolo” per tutto il tempo, da quando ho messo piede in paese, alla salita in funivia, a quando sono arrivata sulla pista da sci.
Giunti al punto più alto, ero incantata dalla meraviglia che produce la natura: bianco, spazi ampi, sole caldo a ben -2 gradi.

…Sensazione passata in secondo piano appena ho avvertito il profumo di panino con la salamella. Allora lì ho fatto inversione per dirigermi immediatamente allo Chalet Fiat, una struttura imponente e maestosa, che fa concorrenza alla bellezza delle montagne circostanti. Immersa nel bianco che la circonda, le sue vetrate riflettono un diamante incastonato tra le Dolomiti. Ricordo perfettamente la sensazione provata appena sedutami al tavolo prenotato: il mio corpo si riscaldava pian piano, i miei occhi brillavano sempre di più vedendo dal mio comodo e caldo posticino tutto ciò che mi era intorno, gli interni classici, rustici, ma al contempo moderni, luminosi.

La cucina non poteva deludere ovviamente le aspettative di cotanta bellezza: un antipasto di salumi e formaggi tipici ed il classico “pà e strinù” hanno reso veramente indimenticabile questa giornata vissuta all’insegna della montagna più classica.
Finito il pranzo, che fai, non prendi un dolcino? Non vai in un altro bar, giustamente, a prendere il digestivo? Così, salutiamo le vette e scendiamo a valle, nel paese, una bomboniera: casine carine carine che si affacciano su una piazza che più caratteristica non può essere. Facciate disegnate, neve agli angoli delle strade, tetti e balconi in legno, addobbi tirolesi: luce per i miei occhi sognanti.
Attira la nostra attenzione un bar, delizioso già all’esterno, “figuriamoci all’interno” ho pensato, giusto il tempo di formulare il pensiero e già ero dentro. Il Bar Suisse sorge proprio al centro di Piazza Righi, al suo interno ha ampi spazi rustici ed eleganti, che lasciano trasparire classicità ed innovazione, con personale di classe ed accogliente, che fa sentire il cliente coccolato e privilegiato. Io ho optato per la classica tisana (buonissima), mentre qualcuno ehm ehm, ingordo, ehm, Lorenzo, si è buttato ovviamente sul bombardino, ottima bevanda a base di panna, zabaione caldo e brandy (allego ricetta, così potete dilettarvi anche voi).

Non poteva mancare ovviamente il giro per negozietti locali per qualche ricordino da portare a casa: piattini e calamite, cartoline, da custodire gelosamente o regalare.
Che dire, ben coccolati dalla buona cucina e dalle meraviglie viste e pieni di gadget e ricordini, è purtroppo arrivato anche per noi il momento di andar via: un ultimo giro sognante tra le casine di montagna, uno sguardo curioso alle gare in auto che facevano sul lago ghiacciato e si riprende la strada di casa, con una calamita in più sulla lavagnetta e tante belle emozioni nel cuore.