A me questa festa è sempre piaciuta; mi piacciono le mimose, mi piacciono gli auguri e i pensieri gentili. Non mi piacciono invece quelli urlati, artificiosi, finti, che vengono da chi prima te li fa e un attimo dopo ironizza su una donna che non sa parcheggiare o che è vestita in modo “appariscente”.
Non mi piacciono certi modi imbarazzanti di festeggiare o donne che se la prendono perché “non è solo oggi la festa della donna”.

Ma quello che non mi piace di più è che ci sono donne, mamme, mogli che in questo momento neanche sanno che giorno è.
Perché quando ti muore un figlio avvolto in una copertina celeste insanguinata, dopo un bombardamento e dopo averlo portato in un ospedale senza elettricità manco sai se esisti più.
Perché quando vedi tuo marito partire soldato e devi salutarlo senza sapere se tornerà o no, per una decisione non sua, neanche vorresti essere donna, ma solo partire al suo fianco… E lo faresti, se non avessi figli che potrebbero rimanere senza padre né madre.
Perché sposarsi sotto le bombe, non è esattamente il matrimonio che avresti sempre sognato.
Perché la bimba che canta Frozen in un bunker dovrebbe stare in un parco giochi, non tra palazzi diroccati.
Non sprecherò questo giorno… Lo userò per pensare a quanto sono fortunata.

“Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico.” Così Oriana Fallaci nella premessa a “Il sesso mutile”, il primo libro che pubblica con @Rizzoli, nel 1961.
Nella sua inchiesta sulla condizione delle donne, Oriana Fallaci racconta la sua esperienza: dalle spose bambine in Pakistan, alle matriarche in Malesia, alle donne cinesi con i piedi fascisti, alle geishe di Kyoto, fino a tornare a New York, dove il progresso ha reso più facile la vita delle donne.