Nel mito greco la giovane Persefone (chiamata Kore, ragazza), figlia di Demetra e Zeus, è solo una fanciulla quando viene rapita da Ade, il dio dell’oltretomba, stregato dalla sua bellezza, che la costringe a seguirlo nel regno dei morti, dove le fa mangiare alcuni semi di melograno, senza svelarle che chiunque mangi i frutti degli inferi si condanna a rimanere lì per l’eternità.

Ha a che fare con la mitologia greca, quindi, l’uso del  melograno all’origine di uno dei dolci simbolo della provincia di Foggia, legato alla ricorrenza dei morti: il grano cotto.

Ancora oggi in Grecia si è soliti consumare del grano cotto sulla tomba del caro estinto. Ma questo piatto è legato anche alla vicenda dell’Imperatore Giuliano l’Apostata, che avvelenò il grano dei cristiani, i quali si salvarono mangiando del grano bollito per 40 giorni.

Con il passare degli anni il legame con il culto dei morti non è mai venuto meno, divenendo parte integrante della tradizione religiosa della Puglia e non solo. Il grano è simbolo della rinascita, il melograno simboleggia il sangue e la fertilità. Ancora oggi, nella notte tra il 1° e il 2 novembre, si è soliti lasciare sulla tavola imbandita un piatto di grano cotto, simbolicamente offerto alle anime dei defunti.

RICETTA – A parte piccole varianti, gli ingredienti standard sono i medesimi:

grano tenero (500 grammi),

un melograno maturo.

gherigli di noci (150 grammi)

cioccolato fondente (150 grammi),

zucchero,

vincotto.

Le varianti prevedono le mandorle, o il cacao dolce, o i fichi secchi.

PROCEDIMENTO: Come primo step da seguire, bisogna far bollire il grano in una pentola d’acqua. L’ebollizione deve proseguire per oltre cinque minuti. Dopo di che con un panno si ricopre la pentola per farla raffreddare. Quando il grano è freddo, scolare l’acqua e aggiungere i chicci di melograno, il cioccolato fondente (ovviamente a pezzi piccoli), le noci, la cannella e per chi vuole un paio di cucchiai di zucchero. Il tocco finale, ovviamente è il vincotto, ma attenzione: non versarlo mai dentro il composto, ma solo nelle porzioni che si servono, perché la sua densità potrebbe poi indurire il dolce.