La settantaduesima edizione del “Festival di Sanremo” è stata una vera e propria edizione dei record. Mai ascolti così alti, mai un tifo così forte per i vincitori, mai interazioni così numerose tra i giovani. Perché oggi i valori ed i messaggi importanti passano anche dal web e dai social, che – se ben usati – sono importanti veicoli di conoscenza e riflessione.

Numerosi ospiti hanno affiancato il conduttore Amadeus nelle diverse serate del festival e tanti sono stati i monologhi e le riflessioni emerse sul palco dell’Ariston, che hanno toccato i più svariati argomenti.

L’attrice Lorena Cesarini, nata a Dakar e vissuta a Roma, ha esposto un problema che ancora oggi affligge la nostra società, di cui essa stessa è continuamente vittima: il razzismo. L’attrice di Suburra sul palco ha così esordito: «fino ad oggi a scuola, all’università, al lavoro, sul tram, nessuno aveva mai sentito l’urgenza di dirmelo, ma ora che mi hanno invitato al Festival lo hanno fatto: «Non se lo merita, l’hanno chiamata lì perché è nera’… ‘Forse l’hanno chiamata per lavare le scale e annaffiare i fiori…’» sono state le loro parole. Per spiegare cosa ha provato dopo essere stata insultata per il colore della sua pelle, ha citato il libro “Il razzismo spiegato a mia figlia” dello scrittore franco-marocchino Tahar Ben Jelloun. «La cosa più importante per me quindi è la libertà – ha concluso l’attrice – quella dagli insulti e dai giudizi, e mi auguro come Mérième (la protagonista del libro) di non perdere mai questa curiosità perché è quello che mi rende libera, più matura di molti altri adulti».

Attesissimo era anche il monologo di Drusilla Fiera, nome d’arte dell’attore Gianluca Gori – coconduttrice della terza puntata del Festival. A chi storceva il naso per il suo essere un “travestito” l’attrice ha risposto «A me la parola diversità non piace e ho cercato una parola che potesse andare bene. Ne ho trovata una più convincente: unicità, mi piace. Per capire l’unicità è necessario capire di cosa siamo fatti noi: le cose belle, i valori, le ambizioni, i talenti, ma i talenti vanno allenati, vanno seguiti; delle convinzioni bisogna avere la responsabilità, delle proprie forze, bisogna avere cura. Non è facile entrare in contatto con la propria unicità! Sarà bellissimo abbracciare la propria unicità e a quel punto credo che sarà anche più probabile aprirsi all’unicità dell’altro».

In conclusione, quello su cui dovremmo riflettere è la richiesta che Foer  fa a chi la ascolta, una richiesta semplice, ma complessa: “Io sono già una persona molto fortunata a essere qui, ma vi chiedo un piacere: date un senso alla mia presenza su questo palco, fate un atto rivoluzionario che è l’ascolto di se stessi, dell’altro, delle proprie unicità; doniamoci agli altri, accogliamo il dubbio anche solo per esser certi che le nostre convinzioni non siano solo convenzioni. Vi prego, facciamo scorrere i pensieri in libertà senza pregiudizi, come anche i sentimenti e liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità».

Spunto di importanti riflessioni è stato il discorso di Roberto Saviano, in ricordo della strage di Capaci. L’autore, sotto scorta da anni per il suo libro denuncia “Gomorra”, ha raccontato la storia di Rita Atria, una ragazza di 17 anni nel 1992, che aveva denunciato quello che sapeva della mafia che le aveva ucciso il padre e il fratello diventando la più giovane testimone di giustizia d’Italia. Ad accompagnarla in quel percorso c’era Paolo Borsellino. Per Rita, Borsellino era guida.

Sette giorni dopo la strage di via D’Amelio, Rita si tolse la vita. 

Saviano ci fa riflettere sul coraggio dei testimoni di giustizia che sanno che, scegliendo di denunciare, rovineranno la propria vita e quella di chi gli sta accanto. E ciò nonostante, scelgono la via giusta.

Divertente e stimolante è stato il “non discorso” di Sabrina Ferilli. L’attrice ha spiegato che la produzione le aveva proposto di trattare molti temi per il suo monologo della serata conclusiva del Festival, dal ruolo delle donne, alla bellezza interiore, all’inclusione. Ironizza l’attrice dicendo “è vero che la bellezza capita, ma ci si deve lavorare sopra! E io sono quattro giorni che mangio radici per entrare in questo vestito e non sarei credibile”.

Arrivando al punto, Sabrina Ferilli spiega: “Femminismo, body positivity, mansplanning, schwa. Io penso che a parlare di questi argomenti deve essere chi questi argomenti li studia, li conosce, magari da palcoscenici meno stellati. Sono molto rispettosa delle conoscenze altrui, trovo che ognuno dovrebbe parlare di quello che sa. Sul finale, Sabrina Ferilli conclude con un sentito elogio alla leggerezza e alla normalità, spiegando la filosofia del discorso: “Come diceva Calvino: in tempi così pesanti bisogna saper planare sulle cose dall’alto, senza avere macigni sul cuore”