Dopo un inverno fatto di zone e colori – giallo arancione e rosso – l’estate 2021, la seconda segnata dal covid, si è colorata di verde.
A far tanto parlare di sé in questi mesi è stato, infatti, il Green Pass – la certificazione verde – nato su proposta della Commissione europea, per agevolare la libera circolazione in sicurezza dei cittadini.
La Certificazione ha lo scopo di attestare l’avvenuta vaccinazione anti COVID-19, la negatività al test molecolare o antigenico nelle ultime 48 ore, o la guarigione dal COVID-19 negli ultimi sei mesi.
In Italia, come in tanti altri Paesi europei, il Green Pass a partire dal 6 agosto è richiesto per partecipare a diverse situazioni: feste, cene al chiuso, spettacoli ed eventi; mostre, piscine e palestre; sagre e fiere, convegni e congressi.
Dal 1 settembre 2021, inoltre, diventerà obbligatorio anche per il personale scolastico e universitario e per l’utilizzo di diversi mezzi di trasporto.
L’uso massiccio e scrupoloso di tale certificazione ha lo scopo di permettere una convivenza più serena con il covid e ridurre i rischi di nuove chiusure, che andrebbero a mettere in ginocchio l’economia italiana. Non ci sono dubbi, infatti, che il modo migliore per arginare la diffusione del virus sia il vaccino, che permette di non ammalarsi o comunque di farlo in modo non grave, evitando serie complicanze come ospedalizzazione e morte.
Un impegno comune, quindi, che in poco tempo porterebbe a raggiungere l’immunità di gregge e fare della pandemia un lontano ricordo.
Tuttavia, ciò sarà difficile da ottenere, viste le resistenze che in molti stanno opponendo, non credendo nell’efficacia del vaccino e vedendo in tale provvedimento una “dittatura sanitaria”.
I cosiddetti “no vax” si sentono privati della propria libertà, non limitandosi però a dichiarare il proprio pensiero in maniera pacifica, ma manifestando in piazza, creando assembramenti e gruppi Facebook e Whatsapp in cui fomentare odio e diffidenza nei confronti di vaccini e vaccinati, pubblicando pseudo-tesi e teorie sulla dannosità del siero, creando nuove guide su locali e ristoranti che non richiedono il Green pass.
Sono in molti, infatti, i cittadini che non si rassegnano ad accettare responsabilmente i provvedimenti e le conseguenze delle proprie scelte, ma esigono continuare ad accedere ai servizi di cui sopra ugualmente, come prima, non curandosi del fatto che i rischi per la comunità, ma soprattutto per loro stessi, siano innumerevoli (il 90% dei ricoverati in terapia intensiva non è vaccinato).
E come recuperare la “libertà perduta”? L’ultima follia è stata quella di entrare a far parte di gruppi Telegram in cui condividere dati sensibili come codice fiscale e documenti di identità con la promessa di ottenere false certificazioni. Peccato che queste certificazioni si siano rivelate davvero false! Al momento del bisogno, infatti, il QR code non veniva riconosciuto dal sistema. Neanche a dirlo, la reazione dei truffati è stata quella di richiedere i danni ai truffatori, ma in cambio hanno ottenuto solo una richiesta di riscatto per non divulgare i propri dati sensibili. Sotterfugi, dichiarazioni false, rischi e ricatti per ottenere la libertà di fare un aperitivo o partecipare ad un concerto.
Ma è davvero questa la libertà?
